Il vento di cambiamento tra i Karen
Nellultima newsletter riguardo il progetto Obiettivo Karen 'Il vento birmano' abbiamo parlato dei grandi e rapidi cambiamenti che vedono protagonisti la Bimania e i birmani.
Abbiamo volutamente lasciato passare diversi mesi per poter riportare quanto questi cambiamenti interessino effettivamente le minoranze etniche.
Tra aprile e maggio scorso lo staff di Reability ha effettuato una importante missione di monitoraggio sul Progetto Obiettivo Karen, lungo il confine thai-birmano.
La missione ci ha dato occasione -come sempre- di confrontarci con i rappresentanti del Ministero della Sanità Karen e con i capi villaggio che ospitano le scuole da noi supportate; ulteriori incontri con rappresentanti del governo Karen ci hanno permesso di avere un'immagine più chiara dei cambiamenti attualmente in atto in Birmania, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra il popolo Karen ed il governo birmano.
Dallesperienza di missione e dalle cronache di questi lunghi mesi a proposito del processo di 'democratizzazione' e pacificazione del paese, scaturiscono pro e contro.
Da un lato le positive notizie di un cessate il fuoco accettato da quasi tutte le minoranze etniche, tra cui quella Karen, e l'avvio di un progetto pilota di rimpatrio di profughi interni nei loro villaggi d'origine nello Stato Karen.
Tra i contro l'evidente interesse speculativo degli investitori stranieri (in un contesto così debole sul tema dei diritti umani), la percepibile minaccia per l'identità culturale delle minoranze etniche, l'impatto ambientale di un cambiamento troppo repentino, la scissione interna al governo Karen, diviso sulla fiducia accordata al governo birmano.
Governo birmano che cerca di ammorbidirsi agli occhi della comunità internazionale ma che mantiene ferree le caratteristiche che da settantanni lo contraddistingue: di non molto tempo fa la notizia di The Independent che ogni settimana vengono arruolati in Birmania due bambini, venduti per 40 dollari e un sacco di riso o una tanica di benzina. Solo nei primi tre mesi del 2012 sono stati verificati dalle Nazioni Unite 24 casi di bambini costretti ad arruolarsi, pari a due minori a settimana. Tale pratica getta ombra sull'impegno del governo birmano per la via delle riforme democratiche.
In questo quadro di speranze, dubbi, possibili cambiamenti, rischi enormi... Reability vuole riaffermare con vigore la politica che intende seguire sul Progetto Obiettivo Karen:
supportare le piccole comunità rurali dello Stato Karen;
sostenere e potenziare il fragile sistema sanitario Karen;
aiutare il sistema scolastico delle zone più remote dello Stato Karen;
garantire un'infanzia serena ai bambini Karen;
affiancare il governo locale nelle politiche di sviluppo sociale;
investire sull'educazione ambientale e l'agricoltura sostenibile;
continuare a facilitare le relazioni tra il popolo Karen e l'Italia, sviluppando momenti di educazione allo sviluppo ed eventi culturali;
rafforzare le azioni di sostenibilità del progetto, quali il programma GLaD (sostegno a distanza) e il commercio Equo e Solidale
Alla missione di aprile-maggio ha preso parte anche Andrea Borgarello (www.andreaborgarello.com), fotoreporter, che ha documentato la vita nei villaggi che ospitano le scuole e le cliniche mediche sostenute da Reability.
Quindi Reability intende proseguire con gli impegni in ambito socio-sanitario ed educativo, con la ferma intenzione di aiutare chi ha vissuto per decenni sotto la dittatura a diventare padrone della propria cultura ed esistenza, attraverso progetti di sostegno, valorizzazione e tutela del patrimonio umano, culturale ed ambientale delle realtà rurali presenti sul territorio birmano, ben consci del fatto che il patrimonio naturalistico non è solo dei birmani ma di tutto il genere umano. In queste foreste vivono i Karen, che ne sono al tempo stesso ospiti e preservatori: qui parlare di diritti umani significa affrontare le tematiche ambientali.
La deforestazione massiccia, l'inquinamento e la massificazione culturale sono problemi che si ripercuotono su tutto il pianeta,
prima
o
poi...