
nuove frontiere
Si è appena conclusa un'esperienza di due volontari Reability, impegnati in Ciad, nella missione in cui lavora Rosanna Cavarero, a Lai. E' stata svolta una missione di fattibilità che ha prodotto la scrittura di un progetto triennale di supporto del Centro Disabili 'Talita Kum'. Ora si cercano i donatori.
Vi lasciamo questa riflessione:
Je suis affamé
mon frère
Per la prima volta da quando sono in Africa qualcuno mi ha detto che era affamato, un bimbo di dieci-dodici anni che aveva camminato tutto il giorno per portare un tamburo commissionato da Fabio che divide la casa con me. La prima volta lha sussurrato e non ero sicuro di ciò che avesse detto, mi è venuto più vicino e lo ha ripetuto sono affamato
fratello. Stavo camminando per andare a vedere le e-mail e sbrigativamente ho risposto ma ora non ho niente qui con me era buio e non lo vedevo nemmeno, mentre dicevo che non avevo niente, mi sono sentito come una stretta alla gola che non voleva far uscire quella parola così assurda in quel contesto, la frase successiva è stata impulsivamente aspetta, non andare via, vuoi un pompelmo?. Siamo tornati in dietro al buio, lui che mi seguiva come un'ombra e lo era a tutti gli effetti, nerissima e silenziosa come la mia coscienza che stava ancora mordendomi il cuore e la mente per la prima risposta che avevo dato. Entrato in casa ho preso il pompelmo che avevamo e due pezzi di pane secco per la colazione, mi ha aspettato sulla porta come gli avevo detto, ma mi resi conto che anche se non lo avessi fatto, non sarebbe mai entrato nel cortile della casa di un nazzareno (come veniamo chiamati qua, 'nassara') ossia uomo bianco. Non lo vedevo in faccia, mentre lui sulla mia pelle bianca poteva distinguere i lineamenti, come se mi scrutasse lanima, mi sentivo nudo e indifeso
poi pensai che aveva ben altro da guardare, le mie mani erano piene di cose prelibate, pane secco e un pompelmo. Non so quanto sono stato fermo davanti a lui, ma non si è mosso finche non mi sono reso conto che non mi guardava in faccia, ma nelle mani; smaniava di una fame pura, non osava muovere la mano verso di me come quando stai guardando ammirato una farfalla che si è posata sulla tua mano e per paura di spaccare quel bellissimo momento incantato, stai fermo quasi senza respirare. Gli chiesi se riusciva a tenerli in mano, le sue mani mi sembravano cosi troppo piccole per tenere tutto, mi rispose si! senza esitare
d'altronde cosa altro poteva rispondere!
Gli lasciai il cibo e ripresi la strada verso il mio futile scopo
guardare le-mail.
Si mise lì davanti alla porta di casa forse incredulo o forse troppo felice per fare qualcosa come quando una persona ti dice qualcosa di bellissimo e inaspettato, tu rimani li come un ebete e non reagisci perché non sai cosa fare o dire e sei frastornato da quello che ti è appena entrato nel cervello e risuona ancora rombando
dolce e frastornante
ma non fai nulla, in fondo ti piace restare in quella specie di dolce catalessi. Dopo aver percorso una cinquantina di metri, sentii una corsa di ciabatte striscianti dietro di me che si avvicinavano velocemente, evidentemente aveva riorganizzato le idee ed era tornato alla cruda e crudele realtà del Ciad, sapevo che era lui, ma non sapevo cosa attendermi.
Grazie fratello, Dio ti benedica mi sussurrò, era visibilmente sincero e entusiasta. Mi chiesi che cosa avesse da essere entusiasta, poi mi ricordai della faccia dei bimbi a Natale, quando scartano i regali, era la stessa espressione ti stupore, entusiasmo, gratitudine verso chi gli ha fatto il dono tanto anelato, espressione che in molti perdiamo e che bisognerebbe tenersi ben stretti!
Poi ho letto la tua mail tra molte altre.
Ora capisco che, quando risposi sbrigativamente non ho niente, era come se mi trovassi in una sorta di camera buia e cercavo di guardare qualcosa posto dietro una fiamma di candela accese nel mezzo (cosa che capita spesso qua non essendoci corrente), la cosa doveva essere assai più bella della luce della candela, ma non potevo vederla perchè ero accecato dalla fiamma, bastava soffiare per scoprire un tesoro, la gioia di donare
fortunatamente mi sono ancora scoperto capace di soffiare (nutrivo qualche dubbio ormai). Alcune persone amano addossarsi mille cose da fare, per riempire la giornata, per se stessi, noto questo in molti
troppi! Purtroppo è la maniera migliore per perdere la voglia di donarsi agli altri; occupare il tempo e la mente più che si può; seguire i propri interessi, anche se non per forza negativi, vuol dire chiudere un po la porta verso il prossimo, si rischia di non vederlo in mezzo a tutto quello che cè, in mezzo a quello che va troppo veloce e freneticamente riempie le nostre giornate facendoci dimenticare quanto può essere bello guardarsi in silenzio, passare del tempo pieno con qualcun altro, in calma e serenità.
Avrei molte cose da dirti, ma ho preferito raccontarti questo e lasciarti qualche spunto personale.
Torno presto, molto presto
Lunedì, quindi per Natale.
Mi piacerebbe che per Natale tutte le persone che incontro abbiano la stessa espressione di quel bimbo sconosciuto, la stessa espressione che io sapevo di avere e che forse ultimamente ho perso un po di vista. So che sarà difficile vedere questo in ogni volto, ma spero che qualcuno riesca a stupirmi e farmelo vedere, tu sei tra questi qualcuno.
Buon Natale.
Tollo
Un grazie particolare a Vittorio Morello e a Fabio Giordanino, senza di loro quest'altra avventura non sarebbe potuta partire.